Nonostante i limiti imposti dall’Unione Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le soglie di inquinamento atmosferico nel 2020 sono rimaste alte, tanto da rappresentare un serio e concreto pericolo per la salute umana. Nell’ultimo anno, complice la pandemia, il livello di inquinamento in Europa è calato, ma non è ancora abbastanza.
Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) pubblicato nel 2018 il trasporto su strada è una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in Europa, in particolare di inquinanti nocivi quali il biossido di azoto e il particolato. Anche le emissioni provenienti dall’agricoltura, dalla produzione di energia, dall’industria e dai nuclei domestici contribuiscono a inquinare l’atmosfera.
Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’EEA, a proposito ha dichiarato: “L’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile e dobbiamo intensificare gli sforzi per affrontarne le cause. In termini di inquinamento atmosferico, le emissioni del trasporto su strada sono spesso più dannose di quelle provenienti da altre fonti, in quanto si originano a livello del suolo e tendono a verificarsi nelle città, vicino alle persone. Per questo motivo è molto importante che l’Europa raddoppi i propri sforzi per ridurre le emissioni causate dai trasporti, dall’energia e dall’agricoltura e investire per rendere questi settori più puliti e più sostenibili. Affrontare tali settori in modo integrato può comportare evidenti vantaggi sia per la qualità dell’aria sia per il clima e contribuire a migliorare la nostra salute e il nostro benessere.”.
Il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3) sono responsabili dei maggiori danni alla salute umana. Le elevate concentrazioni di inquinamento atmosferico continuano ad avere ripercussioni negative sui cittadini europei, in particolare su coloro che vivono nelle aree urbane, tanto da essere direttamente responsabili di oltre 450mila decessi l’anno. Un dato che fa riflettere se messo a confronto con il numero di vittime che il Covid-19 ha fatto nel 2020 in Europa, che si avvicina a quota 400mila.
In questo scenario all’Italia spetta la maglia nera per le morti dovute all’alta concentrazione di biossido di azoto (14.000 decessi) mentre è seconda solo alla Germania per i decessi dovuti all’inquinamento da polveri sottili PM10 e ozono. Ai 63.100 decessi registrati in Germania e i 52.300 morti in Italia seguono la Polonia con 46.300 e la Francia con 33.100.
Come se non bastasse, l’inquinamento atmosferico genera anche pesanti ricadute economiche poiché diminuisce la durata di vita, aumenta l’ammontare complessivo delle spese mediche e riduce la produttività in tutti i settori dell’economia a causa delle giornate lavorative perse per problemi di salute.