Principali innovazioni contenute nel DL Semplificazioni (DL 76/2020)
Luglio 23, 2020Biometano da trattamento Forsu – biocarburante e sostenibilità
Agosto 7, 2020La Carbon Footprint - anche conosciuta come impronta di carbonio - rappresenta la quantità di emissioni di gas a effetto serra generate nell'intero ciclo di vita di un prodotto o servizio. Si tratta di gas come anidride carbonica (CO2, da cui il nome "carbon footprint"), metano (CH4), ossido nitroso (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafloruro di zolfo (SF6) che, in base al Global Warming Potential, contribuiscono complessivamente al riscaldamento climatico globale. Tale parametro può essere utilizzato per la determinazione degli impatti ambientali che le emissioni hanno sui cambiamenti climatici di origine antropica, ossia derivanti dall’azione diretta dell’uomo.
Nei prossimi anni l’Europa e l’Italia sono chiamate a far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, a garantire la competitività del sistema produttivo e assicurare la sicurezza e l’accessibilità energetica a tutti i cittadini.
Nello specifico gli obiettivi fissati con il nuovo Pacchetto Clima-Energia approvato nel 2014 sotto la Presidenza italiana dell’Ue sono finalizzati a ridurre almeno del 40% le emissioni di gas serra (rispetto ai livelli 1990):
- Nei Settori Eu-ETS (settori termoelettrico e industriali ad alto consumo energetico): -43% calcolato rispetto al 2005 (obiettivo valido a livello europeo);
- Nei Settori non-Eu ETS (trasporti, edifici, agricoltura, rifiuti): -33% rispetto al 2005 (vincolante per l’Italia).
L’Unione Europea fissa, inoltre, l’obiettivo di portare la quota di consumo energetico finale soddisfatto da fonti rinnovabili al 27% entro il 2030. Inoltre la proposta di nuova Direttiva sull’Efficienza Energetica prevede, per il periodo 2021-2030, un risparmio minimo dell’1,5% all’anno calcolato sui volumi dei consumi finali del periodo 2016-2018.
Cosa vuol dire impatto zero?
I biocombustibili possono, in questo caso, essere dei potenti alleati del sistema produttivo in termini di riduzione di emissioni di anidride carbonica. A differenza di fonti come l’eolico o il solare, essi necessitano di combustione per produrre energia, ma l’anidride carbonica che emettono è equivalente a quella che nei mesi o negli anni precedenti le piante hanno catturato dall’atmosfera e che – grazie al processo di fotosintesi clorofilliana – hanno trasformato nella materia organica di cui si compongono. In sostanza, nella fase di combustione si emette tanta CO2 quanta è stata assorbita dalle piante nella fase di crescita e il bilancio emissivo netto è potenzialmente pari a zero.
Analisi LCA
La filiera produttiva per la produzione di biomasse può, tuttavia, essere a sua volta responsabile dell’emissione di gas serra, sia durante il processo di lavorazione sia nel processo di avviamento della produzione.
Per calcolare a quanto effettivamente ammonta l’emissione netta di gas serra associata alla produzione e utilizzo di una biomassa o di un biocombustibile è necessaria un’analisi di tipo LCA (Life Cycle Analysis). Da analisi di questo tipo ci si è accorti che, a differenza dei biocombustibili di prima generazione ossia derivanti da biomasse appositamente coltivate, i biocombustibili generati da residui e rifiuti (rifiuti solidi urbani, oli esausti, fanghi e residui di impianti di depurazione) sono in grado di generare una carbon footprint ancora minore in quanto non entrano in diretta competizione con la produzione alimentare.
Ciò dimostra non solo come si possa produrre energia diminuendo l’emissione di gas serra e diminuendo quindi la carbon footprint, ma che lo si possa fare anche e soprattutto in termini di economia circolare.