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Bonus rammendo di scarpe e vestiti: oltre 1 milione di riparazioni in Francia

Bonus rammendo di scarpe e vestiti: oltre 1 milione di riparazioni in Francia

Si strappa un vestito o si rovina una zip…cosa fare? Considerarlo un segno del destino e gettare il capo danneggiato senza pensare all’impatto ambientale ed economico generato dal nuovo scarto? In Francia hanno deciso di dare una risposta a questa domanda attraverso il “Bonus rammendo”.

Con questa espressione e più precisamente il “bonus réparation textile et chaussures”, si identifica una misura adottata in Francia che è parte di un progetto più ampio – quello del bonus riparazione generale – che si concentra su un settore con un impatto ambientale e sociale notevole: la moda e le calzature. Dopo due anni dalla sua adozione come sta andando? Se lo sono chiesti in molti e, a rispondere, ci pensano i dati ufficiali e le misure in progress adottate dal legislatore.

 

Come nasce il bonus rammendo francese

L’idea di un incentivo per riparare abiti e scarpe invece di buttarli via è nata in Francia con la legge anti-spreco per un’economia circolare (AGEC) e ha preso forma concreta nel novembre 2023. L’obiettivo è stato sin da subito chiaro: mettere in campo uno strumento per ridurre l’enorme quantità di rifiuti tessili (si parla di 700.000 tonnellate di vestiti gettati ogni anno in Francia dei quali i due terzi finiscono in discarica) e promuovere un’economia più circolare anche nel mondo della moda.

In pratica, l’obiettivo è quello di garantire una seconda – o anche una terza – vita ai nostri capi preferiti, sostenendo al contempo gli artigiani riparatori come sarti e calzolai. A tal riguardo, l’eco-organismo Refashion è l’ente che è stato incaricato dal governo di gestire l’erogazione di questo specifico bonus. Il finanziamento si basa sul principio della “responsabilità estesa del produttore” (REP): sono i produttori stessi che, attraverso contributi versati a Refashion, alimentano il fondo per le riparazioni.

Per il consumatore, il vantaggio è rappresentato da uno sconto diretto in fattura al momento della riparazione che può variare a seconda del tipo di intervento. Questa misura è istituita innanzitutto per tutelare l’ambiente, ma anche per aiutare a preservare il potere d’acquisto delle famiglie e a valorizzare mestieri artigianali preziosi.

 

Le novità 2024 del bonus tessile: cosa cambia per consumatori e riparatori

Sebbene il bonus per tessili e calzature sia stato lanciato alla fine del 2023, il 2024 è un anno cruciale per il suo consolidamento e per l’attuazione di alcune disposizioni correlate. Dopo questo periodo di osservazione, il legislatore ha provveduto ad adottare alcune correzioni.

Una novità importante, che è entrata in vigore dal 1° luglio 2024, ha riguardato l’obbligo per i distributori (negozi fisici e online) di informare chiaramente i clienti sull’esistenza del Fondo Riparazione e sull’ammontare del bonus. Questa informazione deve essere visibile, leggibile e facilmente accessibile. Refashion ha messo poi a disposizione un kit di comunicazione per aiutare i distributori ad adempiere a questo obbligo, ma questi ovviamente possono anche sviluppare propri materiali informativi.

 

A quanto ammontano i bonus rammendo

Per quanto riguarda gli importi del bonus, questi sono stati definiti al momento del lancio e, per il momento, non emergono particolari modifiche nel 2024 sugli importi destinati al settore tessile che variano in base al tipo di riparazione: ad esempio, 7€ per un buco o uno strappo, da 8€ a 15€ per la sostituzione di una cerniera e 25€ per il rifacimento di una suola in cuoio per le scarpe. I bonus sono cumulabili fino a un massimo del 60% del costo totale della riparazione e comunque, per beneficiare del bonus, il costo minimo di riparazione è 12€.

Un aspetto che continua a subire modifiche è l’ampliamento della rete di riparatori certificati labellizzati da Refashion per il tessile. L’obiettivo è rendere sempre più facile per i consumatori trovare un professionista abilitato vicino a casa. Inoltre, il governo francese sta lavorando sulla tracciabilità dei prodotti tessili e sull’introduzione di etichette ambientali, misure che entreranno progressivamente in vigore e che mirano a una maggiore trasparenza per i consumatori.

 

Come funziona il bonus riparazione tessile: guida pratica per risparmiare

Accedere al bonus rammendo è semplice. Innanzitutto, bisogna rivolgersi a un sarto o a un calzolaio che sia stato accreditato da Refashion. L’elenco di questi professionisti è disponibile sul sito di Refashion (bonusreparation.fr). Una volta scelto l’artigiano, si porta a riparare il capo o le scarpe danneggiate. Lo sconto viene applicato direttamente sulla fattura al momento del pagamento.

È essenziale che il prodotto non sia più coperto da garanzia. Sono ammessi alla riparazione tutti i capi di abbigliamento e le calzature, con alcune eccezioni: sono esclusi la biancheria intima e le calze, i capi in vera pelliccia e i capi di abbigliamento in pelle (mentre le scarpe in pelle sono ammesse).

Non sono coperte dal bonus le attività di semplice lavaggio o di stiratura, così come le modifiche sartoriali (ad esempio, stringere un abito). Come già anticipato il costo della riparazione deve essere almeno di 12€ IVA inclusa. I bonus per diverse riparazioni sullo stesso oggetto o su oggetti diversi sono cumulabili, ma il contributo totale non può superare il 60% del prezzo complessivo della riparazione (IVA inclusa). Ad esempio, se fate riparare un buco (7€ di bonus) e cambiate una cerniera (8€ di bonus) sulla stessa giacca e la spesa totale per gli interventi è pari a 30€, riceverete 15€ di sconto.

 

Bilancio e prospettive del bonus rammendo: i numeri e le sfide future

A circa un anno dal suo lancio (novembre 2023 – dicembre 2024), il bonus riparazione per tessili e calzature mostra segnali incoraggianti. Secondo i dati diffusi da Refashion, a dicembre 2024, grazie al bonus, erano state effettuate circa 826.000 riparazioni (ad oggi il contatore ci dice che è superato il milione), permettendo ai francesi di risparmiare circa 6,8 milioni di euro. È interessante notare che il numero di riparazioni è quasi triplicato nella seconda metà del primo anno rispetto ai primi sei mesi. La stragrande maggioranza delle riparazioni (83%) ha riguardato le calzature, mentre il restante 17% i capi di abbigliamento. Refashion ha spiegato questa predominanza con due fattori principali: rispetto ai vestiti, i consumatori hanno meno competenze per riparare in autonomia le calzature e i calzolai sono spesso più digitalizzati e quindi in grado di gestire maggiori volumi di richieste.

I risultati non si fermeranno qui considerando che Refashion sta studiando i modi per incrementare ulteriormente le riparazioni dei prodotti tessili e tutto ciò si traduce in un ulteriore risparmio economico per le famiglie, di carattere ambientale per tutti e un incentivo per gli artigiani.

Quando verrà adottata una misura simile in Italia e, più in generale, in Europa?

 

Articolo a cura di Letizia Palmisano.

Staff IGW

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