
Parchi arte-natura, osservazione delle balene e (ri)scoperta dell’Italia sotterranea. Idee per una vacanza all’insegna dell’ecoturismo
Agosto 4, 2023
5 app che aiutano a vivere in maniera più ecosostenibile
Novembre 21, 2023La nostra vita quotidiana è intrisa di tecnologia: dagli smartphone ai frigoriferi, dai televisori alla lavatrice fino ai piccoli apparecchi come le cuffiette (o le sempre più diffuse sigarette elettroniche) gli apparecchi elettronici ed elettrici sono sempre attorno a noi e, in molti casi, hanno semplificato la nostra vita. Tuttavia la costante crescita dell’uso di tali dispositivi ci pone di fronte a notevoli sfide ambientali legate alla loro produzione (e al correlato impiego di materie prime), al loro uso consapevole e sostenibile e, infine, allo smaltimento degli esemplari divenuti inutilizzabili.
Occhio all’obsolescenza programmata e a quella percepita
Con il termine ”obsolescenza programmata” si indica la pratica adottata da alcune aziende di progettare e realizzare prodotti con una limitata vita utile attraverso componentistica facilmente deteriorabile o che diventa obsoleta in un periodo di tempo relativamente breve e della quale è difficile reperire ricambi compatibili. Una volta non più funzionante solitamente i consumatori ritengono più conveniente sostituire il vecchio oggetto comprandone uno nuovo. A questa tipologia di obsolescenza si è andata affiancando quella “percepita” che, come suggerisce il termine, riguarda la percezione dei consumatori rispetto all’inadeguatezza o all'obsolescenza di prodotti che, in realtà, sono ancora funzionanti ed idonei a soddisfare le loro esigenze. In buona sostanza si ritiene superato l’oggetto che si possiede e si ha il desiderio di acquistare un nuovo modello.
Una legge contro l’obsolescenza programmata
L’obsolescenza programmata deve essere considerata come un fatto ineluttabile? La risposta è negativa: in Europa molti paesi hanno deciso di combatterla. In Francia, ad esempio, per una serie di prodotti elettronici è stato introdotto un “indice di riparabilità” (in una scala che va da uno a dieci) che consente ai consumatori di avere, prima dell’acquisto, una serie di informazioni relative alla possibilità di smontare, riparare e ottenere i pezzi di ricambio in caso di guasto.
Questa strada potrebbe essere percorsa anche dall’Unione Europea che, due anni fa, ha votato una risoluzione sul nuovo Piano Ue per l’economia circolare nella quale, sottolineata l’importanza del diritto alla riparazione, si chiede l’introduzione, a livello europeo, di un indice di riparabilità e durabilità.
Nel frattempo cosa possiamo fare? Una buona regola è, in ogni caso, tentare di riparare (o far riparare) ciò che si guasta attraverso i canali di assistenza ufficiali o, altrimenti, rivolgendosi ai “repair café” dove alcuni volontari provano a ridare vita a ciò che altrimenti è destinato alla discarica.
Prodotti ricondizionati: un'opzione sostenibile ed economica
Cosa possiamo fare, invece, per combattere il fenomeno dell’obsolescenza percepita? Sicuramente se abbiamo già un dispositivo elettronico funzionante, dobbiamo essere sinceri con noi stessi e valutare se, per le nostre esigenze, tale prodotto sia ancora utile e, in caso positivo, rinviare l’acquisto di un modello nuovo a quando effettivamente ce ne sarà bisogno. Se, invece, dobbiamo acquistare un nuovo prodotto, un buon compromesso potrebbe essere la scelta di un bene ricondizionato (detto anche “refurbished” in inglese oppure “rigenerato”). Si tratta di quei prodotti elettronici usati – smartphone, stampanti, computer ma anche frullatori e aspirapolvere – che, una volta controllati, eventualmente riparati, aggiornati e testati (sia a livello hardware che software) sono pronti per essere rivenduti con almeno un anno di garanzia. In alcuni casi potrebbero avere dei difetti estetici o qualche elemento mancante (ad esempio il libretto di istruzioni), ma sono perfettamente funzionanti.
I vantaggi garantiti da questo tipo di prodotti sono di natura economica (si ottiene un notevole risparmio rispetto all’acquisto di nuovi esemplari), ma anche ambientali perché si contribuisce ad allungare la loro vita riducendo così l’impronta ecologica.
Il fine vita di quelli rotti per far tornare i circolo le materie prime seconde
Nonostante i tentativi di prolungarne l’utilizzo, ogni dispositivo elettronico ed elettrico ha una vita utile limitata. Quando un apparecchio elettrico o elettronico arriva a fine vita, è importante garantire che sia riciclato in modo corretto. Forse non tutti sanno che tali apparecchi contengono una serie di materiali preziosi che possono essere recuperati e riutilizzati nella produzione di nuovi dispositivi elettronici, ma non solo: molti rifiuti da apparecchiature elettriche o elettroniche (i cosiddetti RAEE) contengono sostanze nocive che, qualora non vengano gestite correttamente, possono causare gravi danni ambientali.
In molti Paesi esistono programmi di riciclo per i dispositivi elettronici ed elettrici e molte aziende offrono servizi di ritiro dei prodotti a fine vita. Ciò accade anche in Italia: come disciplinato dal decreto legislativo 49/2014, in caso di acquisto di un nuovo apparecchio, il rivenditore ha l’obbligo di ritirare il vecchio esemplare gratuitamente (il cosiddetto “uno contro uno”). Qualora, invece, doveste conferire un piccolo dispositivo (come cuffiette, smartphone, sigarette elettronica, piastre per capelli, ecc) troverebbe applicazione anche il principio dell’ “Uno contro Zero” che prevede la possibilità di conferire piccoli oggetti elettronici (ovverosia quelli che non superino i 25 cm di lunghezza) presso tutti quei rivenditori di AEE con una superficie di vendita maggiore di 400 metri quadri: in buona sostanza potrete trovare una raccolta all’interno dei megastore.
In aggiunta a tali modalità di conferimento dei RAEE, molti Comuni hanno predisposto delle isole ecologiche dove chiunque può portare vecchi dispositivi elettronici (nonché rifiuti ingombranti) e, nel corso di iniziative straordinarie, viene data la possibilità ai cittadini di consegnare ogni genere di rifiuto elettronico in aree provvisorie organizzate in luoghi pubblici come piazze e larghi.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.