Come pubblicizzare la propria azienda in maniera autenticamente green? Questa è la domanda che si pongono molti soggetti realmente impegnati nella promozione di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale. L’obiettivo è quello di far emergere il proprio messaggio in un contesto pieno di annunci pubblicitari e campagne di tanti operatori economici che millantano di fornire il proprio contributo per un mondo più ecosostenibile mentre, in realtà, dietro alle parole, si cela del puro e semplice greenwashing.
Partiamo da un presupposto imprescindibile: il green marketing, per essere credibile e funzionare, deve poggiare su basi solide di autenticità e trasparenza. Non basta inventare slogan accattivanti o usare immagini evocative della natura se dietro non c’è un impegno concreto e misurabile, con dati reali da portare a supporto delle proprie parole.
La regola d’oro dalla quale non si deve prescindere è quindi una: comunica solo ciò che fai realmente. Se la tua azienda ha intrapreso un percorso di riduzione degli sprechi, di utilizzo di energie rinnovabili, di scelta di materie prime sostenibili o di sostegno a progetti ambientali, raccontalo! Tuttavia la narrazione deve essere accompagnata da dati puntuali e dalle certificazioni ottenute il tutto utilizzando un linguaggio chiaro e accessibile.
Evita affermazioni generiche e vaghe come “amico dell’ambiente” o “100% naturale” se non puoi sostenerle con prove concrete. La trasparenza paga sempre: ammettere di essere impegnati in un percorso di miglioramento, con obiettivi chiari ma magari non ancora tutti raggiunti, è molto più apprezzato di una perfezione ostentata e poco credibile.
Un’idea? Crea una sezione dedicata sul tuo sito web, un “Bilancio di Sostenibilità” semplificato o un report periodico nel quale illustri le azioni intraprese, i risultati ottenuti e le sfide future.
Ricorda, la coerenza tra ciò che dici e ciò che fai è la tua migliore pubblicità green.
Una volta stabilite le fondamenta di autenticità, come possiamo rendere la nostra comunicazione ambientale davvero efficace e, possibilmente, anche un po’ intrigante? Dimentichiamo per un attimo i toni catastrofisti o eccessivamente tecnici: la sostenibilità può essere divulgata anche con leggerezza e creatività, coinvolgendo il pubblico in maniera attiva. Pensa a campagne che educhino giocando: un quiz online sull’impronta ecologica che regala ai partecipanti uno sconto oppure brevi video animati che spiegano, in modo semplice, i benefici di un imballaggio riutilizzabile o di un processo produttivo a basso impatto. Un’altra strada è quella del marketing esperienziale legato alla natura: se la tua attività lo permette, perché non organizzare eventi all’aperto, una visita allo stabilimento, un workshop sul riuso creativo o giornate di volontariato aziendale per la pulizia di un parco? Queste iniziative territoriali consentono di far comprendere meglio quali attività ci siano dietro i cancelli aziendali e possono contribuire anche ad una maggiore accettazione sociale da parte delle comunità locali.
Che dire della gamification? App o programmi fedeltà che premiano comportamenti virtuosi (come il reso dei vuoti, l’acquisto di prodotti sfusi o l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili per raggiungere il punto vendita) possono trasformare la sostenibilità in una sfida divertente. Non sottovalutare poi il potere delle partnership: collaborare con associazioni ambientaliste serie e riconosciute o con altre aziende che condividono i tuoi stessi valori può amplificare il messaggio e aumentarne la credibilità.
L’importante è che l’idea sia coerente con il tuo brand e con il tuo reale impegno, evitando iniziative spot che sembrano più operazioni di facciata che vere e proprie scelte strategiche.
Abbiamo accennato più volte al greenwashing, ma come riconoscerlo ed evitarlo attivamente nella propria comunicazione?
Il greenwashing si manifesta in molti modi: affermazioni vaghe e non verificabili (il classico “eco-friendly” senza ulteriori specificazioni), l’enfasi su un singolo aspetto “verde” di un prodotto trascurando impatti negativi ben più rilevanti in altre fasi del suo ciclo di vita (la cosiddetta “hidden trade-off”), l’uso di immagini ingannevoli che evocano la natura senza una reale connessione con le pratiche aziendali o ancora la creazione di etichette “verdi” auto-prodotte e prive di certificazione da enti terzi indipendenti.
Per non cadere in queste trappole, la prima regola è, ancora una volta, l’onestà intellettuale.
Sii specifico: invece di parlare di “prodotto naturale” elenca gli ingredienti e la loro origine, spiegando perché sono sostenibili.
Sii umile: se il tuo prodotto ha ancora aspetti migliorabili dal punto di vista ambientale, non nasconderlo. Comunica i progressi fatti e gli obiettivi futuri, possibilmente con un planning di risultato.
Sii completo: considera l’intero ciclo di vita del tuo prodotto o servizio, dalla culla alla tomba (o, meglio ancora, “dalla culla alla culla”, in un’ottica di economia circolare).
Affidati a certificazioni serie e riconosciute a livello internazionale (come Ecolabel EU, PEFC, Fair Trade, B Corp, solo per citarne alcune) e spiega chiaramente il loro significato. Infine, ascolta i feedback: monitora cosa dicono di te i consumatori, le associazioni ambientaliste e gli esperti del settore. Un dialogo aperto e costruttivo è il miglior antidoto contro il rischio, anche involontario, di una comunicazione fuorviante.
Quando pensiamo alla pubblicità “green”, spesso ci vengono in mente immagini un po’ stereotipate: paesaggi incontaminati, mani che accarezzano foglie o turbine eoliche al tramonto. Sebbene queste immagini possano avere una loro efficacia evocativa, rischiano di diventare generiche e poco distintive. Per una pubblicità davvero impattante è necessario andare oltre. Innanzitutto, concentrati sui benefici concreti per il consumatore e per il pianeta. Invece di dire semplicemente “il nostro packaging è ecologico” spiega perché lo è (ad esempio raccontando la riduzione del packaging, la sostituzione dei materiali usati con alcuni sensibilmente più ecologici, la possibilità del vuoto a rendere, ecc.).
Utilizza un linguaggio positivo e propositivo: non colpevolizzare le persone disinteressate, ma ispirale al cambiamento. Mostra come le scelte sostenibili possono migliorare la qualità della vita, oltre che proteggere l’ambiente. Un’idea potrebbe essere quella di campagne “problem/solution” che, in modo ironico ma non superficiale, evidenziano un problema ambientale comune e presentano il tuo prodotto/servizio come parte della soluzione.
Pensa anche a formati pubblicitari innovativi e a basso impatto: hai mai considerato il “reverse graffiti” (pulire una porzione di muro sporco per creare un messaggio)? Anche la scelta dei canali è importante: privilegia media che abbiano, a loro volta, un approccio sostenibile o piattaforme digitali che ti permettano di targettizzare un pubblico realmente interessato a questi temi, evitando sprechi di risorse. Perché non coinvolgere i tuoi stessi dipendenti come testimonial del tuo impegno green? Grazie alla loro passione e autenticità potranno essere più convincenti di qualsiasi attore professionista.
Pensa alla possibilità di investire in una consulenza specializzata sulla comunicazione della sostenibilità perché questo può essere una mossa saggia per le aziende che vogliono fare sul serio.
Ricorda che costruire una reputazione green solida richiede tempo e impegno costante, ma distruggerla con una comunicazione superficiale o ingannevole può essere questione di un attimo.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.
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