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Febbraio 19, 2024L’economia circolare richiede un diverso modello di pensare, di agire e anche un rinnovamento del vocabolario. Tutto ciò viene in mente riflettendo sul neologismo “servitization” detta anche PaaS ovvero product-as-service. La servitizzazione, come viene tradotto in italiano lemma, rappresenta un paradigma emergente nell'economia mondiale, che si distacca dal tradizionale modello di consumo basato sul possesso per abbracciare la cultura dell'utilizzo. Questo cambiamento culturale ed economico è innescato dalla possibilità di accedere a beni e servizi secondo la necessità, piuttosto che possederli a tempo indeterminato. Il fenomeno della servitizzazione si inserisce perfettamente all'interno dei principi dell'economia circolare, perché promuove un uso efficiente delle risorse e la riduzione degli sprechi. La strada verso un'economia servitizzata è ancora lunga e piena di sfide, ma gli esempi attuali e le potenzialità offerte dimostrano che questa direzione può condurre a un mondo più equo e sostenibile per le generazioni future. Ecco alcune informazioni utili per saperne di più.
La servitizzazione è già tra noi...
La transizione dalla cultura del possesso a quella dell'uso è già realtà in diversi settori. Un esempio classico è quello delle biblioteche, dove il prestito di libri è da tempo una pratica consolidata ma che fino a poco tempo fa trovava pochi altri esempi in ambiti diversi. Tra le novità - per quanto ancora di nicchia - vi è quella delle oggettoteche, ovvero delle vere e proprie biblioteche degli oggetti presso le quali è possibile prendere in prestito tutta una serie di beni che di solito trovano un utilizzo per pochi giorni l’anno. Qualche esempio? Il trapano, ma anche attrezzatura per bambini (come seggiolini o seggioloni) o sportiva (pensiamo agli sci usati per pochi giorni l’anno). Un’altra tipologia, sicuramente tra le più comuni, è quella dei servizi che consentono di entrare in possesso di un mezzo di trasporto solo per l’arco temporale in cui serve veramente, potendo scegliere anche tra diversi modelli a disposizione in base alle nostre esigenze (e al numero dei passeggeri).
Pensiamo al car sharing ma anche alla possibilità di noleggio a ore, anzi al minuto, di motorini, monopattini e bici e anche alle soluzioni ibride che possono nascere. Ad esempio, il regolamento dei monopattini in sharing varato da Atac - gestore del trasporto pubblico del comune di Roma - dà la possibilità per i possessori di abbonamenti annuali al servizio di trasporto pubblico Metrebus di effettuare un certo numero di corse con questi mezzi di micromobilità in maniera del tutto gratuita oppure pagando una tariffa simbolica.
Un nuovo modo di fruire dei beni della vita quotidiana senza doverli acquistare
Se il modello del "Product as a Service" (PaaS) prendesse piede nella vita quotidiana, assisteremmo a una trasformazione profonda dei nostri schemi di consumo e allo stesso tempo anche i beni oggetto del servizio verrebbero probabilmente progettati per rispondere alle nuove esigenze. Potremmo immaginare abbonamenti per elettrodomestici avanzati come i frigoriferi che, oltre a essere noleggiati, includono un servizio di monitoraggio a distanza per ottimizzare il consumo energetico e suggerire acquisti alimentari in base alle abitudini. Senza dimenticare che se un bene è a noleggio, chi ce lo fornisce ha tutto l’interesse che lo stesso duri il più possibile e non che si rompa dopo pochi anni, potendo così massimizzare i profitti.
Tutto ciò si potrebbe ibridare con diversi sistemi di concepire gli spazi comuni. Una lavanderia a livello condominiale consentirebbe di ridurre il numero di lavatrici e asciugatrici complessive che verrebbero usate non più solo per poche ore la settimana, donando, allo stesso tempo, spazio in casa e ottimizzando le risorse.
Passando ad altri esempi, le imprese potrebbero offrire sistemi di illuminazione gestiti in modo intelligente, dove il pagamento non è per le lampadine acquistate ma per la quantità di luce consumata, con l'azienda che si occupa della manutenzione e dell'aggiornamento tecnologico per garantire sempre la massima efficienza.
Nel settore dell'abbigliamento, si potrebbe assistere a un boom di servizi di noleggio di vestiti e accessori, che permetterebbero ai consumatori di sfoggiare capi sempre nuovi (intesi come novità nel proprio armadio) e alla moda senza la necessità di acquistare, riducendo così la produzione di rifiuti tessili. Nel caso dei bambini tutto ciò sarebbe ancora più evidente visto che quando sono piccoli, il ricambio è continuo e in alcuni casi si danno via capi quasi nuovi. Anche il settore dei giocattoli potrebbe evolversi verso un sistema di abbonamento, in cui le famiglie noleggiano giochi e puzzle per i loro bambini “in blocco” (ad esempio i giochi adatti ai pargoli nella fascia d’età di uno-due anni) scambiandoli regolarmente per adattarli alla crescita e ai cambi di interesse.
La servitizzazione nel mondo del lavoro
La servitization si fa strada non solo nella vita privata. Anzi probabilmente le più grandi applicazioni sono quelle in campo aziendale. Pensiamo ad hotel e ristoranti che hanno sostituito l’acquisto (con la conseguente gestione) di - a seconda dei casi - lenzuola, asciugamani e tovagliato con i servizi a noleggio con inclusa lavanderia. Tutto ciò come si può trasferire in un ufficio?
Il parallelismo si può fare con i dispositivi tecnologici come computer, tablet e smartphone che potrebbero essere offerti come servizio, con aggiornamenti e manutenzione inclusi, assicurando agli utenti l'accesso alle ultime tecnologie senza investimenti ingenti. Questo modello stimolerebbe anche una maggiore responsabilità dei produttori nella gestione del ciclo di vita dei dispositivi, favorendo la riduzione degli sprechi elettronici. Allo stesso tempo, quando vengono dismessi i diversi dispositivi, questi potrebbero essere noleggiati ad altri o rivenduti, magari dopo essere stati rigenerati ovvero ricondizionati.
Servitizzazione esempio di economia circolare
Il product as a service è oggi più di un semplice trend: rappresenta un modello economico etico e responsabile. Nel modello di servitizzazione, cambia il modo di rapportarci con i beni. I produttori sono incentivati a migliorare la qualità e la durabilità dei loro prodotti. Gli utenti utilizzano il bene solo quando effettivamente serve (chi terrebbe ore in più un’auto in sharing continuando a pagare ogni minuto che passa, senza riceverne una effettiva utilità?). La servitizzazione in molti casi quindi può offrire notevoli benefici ambientali, ottimizzando l’uso razionale delle risorse. Inoltre, la promozione di beni condivisi e servizi può contribuire a una maggiore equità sociale, rendendo accessibili risorse, altrimenti costose, a un più ampio spettro di popolazione. Un cambiamento di siffatta portata potrebbe (finalmente) spingerci a ripensare il nostro rapporto con i beni di consumo e ad abbracciare un'economia basata sull'accesso anziché sul possesso, con implicazioni positive per l'ambiente, l'industria e la società.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.