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Non c’è sostenibilità senza riuso e riciclo, ma attenzione a non confonderli

Non c’è sostenibilità senza riuso e riciclo, ma attenzione a non confonderli

Le parole devono unirsi all’azione e quindi, per poter trasformare in realtà il modello di economia circolare, diviene fondamentale e strategico capire il valore dei principi che ne sono alla base. Tra i concetti dei quali si sente maggiormente parlare, “riuso” e “riciclo” sono spesso al centro delle discussioni. Sebbene possano sembrare simili – e a volte vengano utilizzati impropriamente come sinonimi – riuso e riciclo rappresentano due strategie distinte e complementari di gestione delle risorse. Comprendere le loro differenze è essenziale per promuovere un approccio più efficace ed efficiente nella riduzione dell’impatto ambientale.

 

Cosa vogliono dire riuso e riciclo

Con il termine riuso (o riutilizzo) ci si riferisce all’attività di utilizzare più volte un prodotto o materiale nella sua forma originale o con minime modifiche. In tal modo si riesce ad allungare  la vita dell’oggetto, riducendo anche la necessità di produrre nuovi beni, conservando risorse e energia.

 

Esempi di riuso

Come ridurre la propria impronta ambientale incentivando il riuso? Ecco tre azioni che potete mettere in campo sin da subito.

  1. Abbigliamento di seconda mano: acquistare e vendere vestiti usati non solo salva i capi dallo smaltimento, ma riduce anche la domanda di nuovi prodotti e l’impatto ambientale legato alla loro produzione;
  2. Imballaggi riutilizzabili: portare con sé la sportina o addirittura acquistare prodotti sfusi riempiendo i propri contenitori riutilizzabili di cereali, detersivi e cosmetici, riduce il bisogno di imballaggi monouso;
  3. Apparecchi elettronici riparati: riparare ed aggiornare computer, smartphone e altri dispositivi elettronici nonché acquistarli ricondizionati può estendere significativamente la loro vita utile e quindi ridurre la quantità di rifiuti elettronici.

Il riciclo, invece, implica la trasformazione di ciò che non si ritiene più utilizzabile (né riparabile) in nuovi prodotti o materiali. Questo processo può richiedere energia ed altre risorse, ma è cruciale per ridurre il volume dei rifiuti indifferenziati (che come unico fine vita hanno discariche e termovalorizzatori) e per preservare le risorse naturali.

 

Esempi di riciclo

  1. Carta e cartone: i materiali di carta possono essere riciclati per realizzare nuovi fogli di carta o cartone, riducendo la necessità di abbattere alberi per ottenere nuova cellulosa;
  2. Plastica: il riciclo della plastica riguarda solo gli imballaggi che possono essere trasformati in nuovi oggetti, come bottiglie, imballaggi o persino tessuti per l’abbigliamento;
  3. Vetro: il vetro è un materiale permanente e, come tale, può essere fuso e modellato in nuovi prodotti di vetro all’infinito riducendo l’uso di materie prime e l’energia necessarie per produrre nuovo vetro. Da un chilogrammo di vetro riciclato si può produrre un chilogrammo di manufatti in vetro! Lo stesso principio vale per l’alluminio: da un chilogrammo di contenitori in alluminio si possono realizzare prodotti di pari peso. Il barattolo del pomodoro di oggi domani potrà rinascere bicicletta o caffettiera.

 

Perché il riuso è preferibile al riciclo

Il riuso è generalmente considerato più sostenibile rispetto al riciclo perché minimizza il consumo di energia e le risorse necessarie per trasformare i materiali, fermo restando peraltro che non tutti gli oggetti sono riciclabili. Ad esempio, utilizzare più volte una tazza in porcellana invece di adoperare e poi riciclare un bicchiere di plastica monouso riduce il consumo di risorse naturali e l’energia impiegata nella produzione e nel riciclaggio. Riparare, riattaccando il manico, la nostra tazza di ceramica eviterà non solo di doverne comprare una nuova, ma anche di buttare un rifiuto che, a fine vita, andrebbe nella frazione indifferenziata dei rifiuti.

Quindi, se riciclare le bottiglie di vetro è un’attività virtuosa, sarà meglio riutilizzare più volte la stessa bottiglia.

 

Il riciclo creativo non esiste (o forse sì ma ha un altro nome)!

Si sente spesso parlare di “riciclo creativo” o “upcycling”. Con tali espressioni si intende indicare l’utilizzo di rifiuti o materiali in disuso che vengono trasformati in prodotti di qualità superiore o di maggiore valore estetico. Ad esempio, rientra in questa categoria il recupero di vecchi pneumatici per realizzare fioriere o l’impiego di oggettistica di vario tipo che rinasce sotto forma di lampade artistiche. Questa pratica non solo riduce i rifiuti, ma stimola anche la creatività e l’innovazione. Tecnicamente, però, tutto ciò è riuso… non riciclo!

 

L’importanza della conoscenza

Conoscere la differenza tra riuso e riciclo è fondamentale per prendere decisioni consapevoli sui nostri comportamenti quotidiani. Adottando, qualora possibile, pratiche di riuso e riciclando quando il riuso non è un’opzione percorribile possiamo contribuire ad un futuro più sostenibile.

Mentre, tramite il riciclo, i rifiuti vengono trasformati in nuovi materiali e prodotti, con il riuso si mantengono gli oggetti in uso il più a lungo possibile. Entrambe le pratiche sono cruciali per la gestione dei rifiuti e la conservazione delle risorse, ma il riuso dovrebbe sempre essere considerato come la prima opzione per la sua maggiore efficienza energetica e minore impatto ambientale.

 

Articolo a cura di Letizia Palmisano.

Staff IGW

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