Le parole devono unirsi all’azione e quindi, per poter trasformare in realtà il modello di economia circolare, diviene fondamentale e strategico capire il valore dei principi che ne sono alla base. Tra i concetti dei quali si sente maggiormente parlare, “riuso” e “riciclo” sono spesso al centro delle discussioni. Sebbene possano sembrare simili – e a volte vengano utilizzati impropriamente come sinonimi – riuso e riciclo rappresentano due strategie distinte e complementari di gestione delle risorse. Comprendere le loro differenze è essenziale per promuovere un approccio più efficace ed efficiente nella riduzione dell’impatto ambientale.
Con il termine riuso (o riutilizzo) ci si riferisce all’attività di utilizzare più volte un prodotto o materiale nella sua forma originale o con minime modifiche. In tal modo si riesce ad allungare la vita dell’oggetto, riducendo anche la necessità di produrre nuovi beni, conservando risorse e energia.
Come ridurre la propria impronta ambientale incentivando il riuso? Ecco tre azioni che potete mettere in campo sin da subito.
Il riciclo, invece, implica la trasformazione di ciò che non si ritiene più utilizzabile (né riparabile) in nuovi prodotti o materiali. Questo processo può richiedere energia ed altre risorse, ma è cruciale per ridurre il volume dei rifiuti indifferenziati (che come unico fine vita hanno discariche e termovalorizzatori) e per preservare le risorse naturali.
Il riuso è generalmente considerato più sostenibile rispetto al riciclo perché minimizza il consumo di energia e le risorse necessarie per trasformare i materiali, fermo restando peraltro che non tutti gli oggetti sono riciclabili. Ad esempio, utilizzare più volte una tazza in porcellana invece di adoperare e poi riciclare un bicchiere di plastica monouso riduce il consumo di risorse naturali e l’energia impiegata nella produzione e nel riciclaggio. Riparare, riattaccando il manico, la nostra tazza di ceramica eviterà non solo di doverne comprare una nuova, ma anche di buttare un rifiuto che, a fine vita, andrebbe nella frazione indifferenziata dei rifiuti.
Quindi, se riciclare le bottiglie di vetro è un’attività virtuosa, sarà meglio riutilizzare più volte la stessa bottiglia.
Si sente spesso parlare di “riciclo creativo” o “upcycling”. Con tali espressioni si intende indicare l’utilizzo di rifiuti o materiali in disuso che vengono trasformati in prodotti di qualità superiore o di maggiore valore estetico. Ad esempio, rientra in questa categoria il recupero di vecchi pneumatici per realizzare fioriere o l’impiego di oggettistica di vario tipo che rinasce sotto forma di lampade artistiche. Questa pratica non solo riduce i rifiuti, ma stimola anche la creatività e l’innovazione. Tecnicamente, però, tutto ciò è riuso… non riciclo!
Conoscere la differenza tra riuso e riciclo è fondamentale per prendere decisioni consapevoli sui nostri comportamenti quotidiani. Adottando, qualora possibile, pratiche di riuso e riciclando quando il riuso non è un’opzione percorribile possiamo contribuire ad un futuro più sostenibile.
Mentre, tramite il riciclo, i rifiuti vengono trasformati in nuovi materiali e prodotti, con il riuso si mantengono gli oggetti in uso il più a lungo possibile. Entrambe le pratiche sono cruciali per la gestione dei rifiuti e la conservazione delle risorse, ma il riuso dovrebbe sempre essere considerato come la prima opzione per la sua maggiore efficienza energetica e minore impatto ambientale.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.
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