L’Earth Overshoot Day è una data simbolica che indica il Giorno in cui l’umanità esaurisce le risorse rinnovabili messe a disposizione dalla Terra per l’anno in corso ed inizia ad indebitarsi con il futuro erodendo parte del Capitale Naturale. Quasi da cinquant’anni gli abitanti della Terra accumulano debito e, per il 2023, l’Overshoot mondiale ricorrerà il 2 agosto. Rispetto all’anno scorso apparentemente abbiamo guadagnato 5 giorni, ma questo risultato non è opera di un cambiamento delle abitudini del genere umano bensì è frutto del miglioramento del sistema di calcolo da parte del Global Footprint Network che da anni studia come l’umanità possa vivere in equilibrio tra ciò che la natura fornisce e ciò che viene consumato.
Se, mediamente, la popolazione mondiale mantiene livelli di consumo come se avesse a disposizione 1,7 Terre, gli italiani fanno anche peggio: se tutti gli abitanti del nostro pianeta avessero le nostre abitudini di vita avremmo bisogno di quasi tre Pianeti come il nostro. Se, da un lato, la situazione attuale non è rosea, dall’altro conosciamo il modo per salvare il Pianeta Terra (e noi stessi).
Il calcolo del Giorno del Sovrasfruttamento mondiale viene realizzato tenendo conto di moltissimi parametri tra i quali si annoverano il consumo di energia (e la quota derivante da risorse fossili), l’uso del suolo, l’estrazione di risorse naturali e l’inquinamento (incluse le emissioni climalteranti). Dagli anni ‘70 la data si è man mano spostata all’indietro sino a luglio. A causa delle restrizioni imposte dai diversi governi per contrastare l’ondata di pandemia del Covid-19, per la prima volta l’Overshoot day ha fatto un grande balzo in avanti tornando poi, però, a indietreggiare con la ripartenza dell’intero pianeta.
La bilancia della Terra vede quindi, su un piatto, la biocapacità, che, se ragionassimo in termini di partita doppia, potremmo identificare come le “entrate” e cioè la quantità di risorse ecologiche che la Terra genera ogni anno e mette a disposizione dell’uomo. Fra di esse rientra anche la capacità di assorbire le emissioni di anidride carbonica. Dal lato delle “uscite”, invece, troviamo l’impronta ecologica ovverosia la quantità di risorse che l’umanità consuma per produrre energia, cibo, costruire infrastrutture, etc. etc.. Nel momento in cui la domanda di risorse ecologiche supera l’offerta, siamo in deficit ecologico e questo spiega perché oggi subiamo i cambiamenti climatici che sono ricollegabili all’immissione in atmosfera di quantità di CO2 maggiori rispetto quelle che il pianeta riesce ad assorbire.
Gli effetti dell’overshoot day sono sotto gli occhi di tutti: come sottolinea Steven Tebbe, CEO di Global Footprint Network, “il persistente overshoot porta a sintomi sempre più evidenti, come ondate di calore insolite, incendi boschivi, siccità e inondazioni, con il rischio di compromettere la produzione alimentare”.
Per raggiungere, entro il 2030, gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti delineati dall’IPCC sarebbe necessario spostare l’Earth Overshoot Day di 19 giorni all’anno.
La risposta è senz’altro positiva: secondo i dati degli studiosi è possibile consentire all’umanità di “prosperare entro i limiti del nostro unico pianeta” riequilibrando i consumi, investendo nelle energie alternative (aumentando le fonti di energia elettrica globale a basse emissioni di carbonio dal 39% al 75% si potrebbe spostare la data di 26 giorni), riducendo i trasporti a maggior impatto ambientale ed abbattendo gli sprechi alimentari (dimezzandoli si guadagnerebbero 13 giorni).
L’Unione Europea ha dimostrato particolare attenzione alla propria impronta ambientale e ha messo in campo il Green Deal europeo e diverse politiche al fine di rispettare gli impegni assunti nell’accordo di Parigi e lavorare per ridurre il proprio #OverShoot.
A riassumere la situazione è il Comitato economico e sociale europeo, sul cui portale si legge che “il modo in cui consumiamo oggi non è sostenibile” in quanto “se tutti gli abitanti del mondo consumassero quanto l’europeo medio, avremmo bisogno di tre Terre di risorse naturali” e che “l’innesco di cambiamenti comportamentali (da parte dei cittadini) è parte della soluzione, ma il problema va oltre il comportamento dei consumatori. Abbiamo bisogno di soluzioni coraggiose e di politiche strutturali”.
Il più grande piano messo in campo dall’Unione Europea per tutelare la salute del Pianeta è il Green Deal europeo che ha come obiettivo la neutralità climatica attraverso una transizione verde entro il 2050 così da rispettare gli impegni internazionali assunti nel quadro dell’accordo di Parigi, trasformando al contempo l’UE “in una società equa e prospera con un’economia moderna e competitiva”.
Il piano dell’istituzione europea mette in evidenza la necessità di un approccio olistico e intersettoriale “in cui tutti i settori strategici pertinenti contribuiscano all’obiettivo ultimo in materia di clima. Il pacchetto comprende iniziative riguardanti clima, ambiente, energia, trasporti, industria, agricoltura e finanza sostenibile, tutti settori fortemente interconnessi”. Tali ambiti sono, in buona sostanza, i medesimi presi in considerazione dal Global Footprint Network quando individua le azioni che bisognerebbe avviare per spostare più in là le lancette dell’Overshoot day.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.
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