Il suolo è la pelle del nostro pianeta, un sottile mantello vitale che riveste la crosta terrestre. La sua importanza per noi è cruciale ma, fatto salvo il dibattito e il lavoro dei tecnici e ambientalisti, spesso il suo ruolo viene trascurato nelle discussioni ambientali.
Eppure il suolo può considerarsi, a tutti gli effetti, un pilastro sul quale si erge l’intera architettura della vita terrestre, un’entità vivente che respira, si nutre e cresce. Un suolo sano è infatti il fondamento della biodiversità terrestre, della produzione agricola, della regolazione climatica e del benessere umano. Tuttavia, oggi il suolo è sotto attacco: diverse sono, purtroppo, le minacce che questa risorsa insostituibile subisce come, ad esempio, l’urbanizzazione, l’inquinamento chimico, pratiche agricole non sostenibili e, ovviamente, gli effetti dei cambiamenti climatici (erosione, aridità e desertificazione).
Il suolo svolge molteplici funzioni ecosistemiche: è un habitat per organismi, un regolatore di flussi idrici, un filtro biologico per inquinanti e un serbatoio di carbonio. La sua composizione – ricca di minerali e materia organica – lo rende fondamentale per la crescita delle piante che, a loro volta, sostengono la catena alimentare e l’economia agricola. Inoltre, il suolo gioca un ruolo critico nel ciclo del carbonio: i suoli sani possono immagazzinare enormi quantità di carbonio aiutando a mitigare l’impatto dei gas serra.
Il suolo è, quindi, una delle risorse più sfruttate dall’umanità ed ormai è consumato a ritmi divenuti insostenibili. Come ricorda Resoil foundation, “occorrono fino a 1000 anni per formare circa 3 cm di terra fertile, mentre oggi l’equivalente di un campo da calcio di suolo è eroso ogni 5 secondi”.
Secondo i dati del rapporto 2023 “Il suolo italiano al tempo della crisi climatica” di Resoil Foundation:
“Il 95% del cibo globale viene prodotto direttamente o indirettamente dal suolo, e con il tasso corrente di erosione si stima che circa il 90% dei suoli sarà a rischio entro il 2050, con tutte le conseguenze che si possono immaginare per la sicurezza alimentare globale. Senza un’inversione di tendenza, potremmo perdere la totalità della terra fertile e coltivabile entro i prossimi 60 anni”. L’Italia, ovviamente, da ciò non è esente: nel belpaese “il 28% dei terreni coltivabili è andato perso negli ultimi 25 anni, mentre un terzo dei suoli mondiali è già soggetto a degradazione”.
Questo scenario non comporta solamente rischi legati alla sicurezza alimentare, ma provoca danni – il cui ammontare annuo, secondo le stime, è pari a 400 miliardi di dollari – ricollegabili alla produzione agricola persa che è intimamente legata ai fenomeni migratori delle popolazioni che si trovano costrette ad abbandonare le terre divenute ormai improduttive. Questi fenomeni riguardano anche l’Europa.
Tuttavia invertire la tendenza e frenare il consumo di suolo è oggi possibile. Per vincere tale sfida alla sostenibilità nella gestione dei suoli sono diverse le soluzioni che si possono intraprendere. Analizziamo le principali.
La tutela del suolo non è solo un dovere ecologico, ma anche un investimento per il futuro: un suolo sano assicura ecosistemi resilienti, maggiore sicurezza alimentare, mitigazione dei cambiamenti climatici e un ambiente più salubre per tutti. Per salvaguardare questa risorsa fondamentale è necessario un cambiamento radicale nel modo in cui la trattiamo, proteggendolo la Terra e la sua “pelle” come se fosse il nostro bene più prezioso…perché, in effetti, lo è.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.
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