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Agosto 26, 2024A chi non è mai capitato, almeno una volta, di recarsi in una località di mare e non riuscire (o quasi) ad ammirare la spiaggia e il panorama marino a causa di un “muro” di costruzioni? In alcune aree del Belpaese l’accaparramento dell’ultimo metro di costa raggiunge livelli tali che gli stessi cittadini ormai hanno sostituito la parola “lungomare” con “lungomuro”. A tutela delle nostre coste - che non costituiscono “solamente” un patrimonio naturale di inestimabile valore, ma anche un simbolo della nostra identità culturale e storica - e per non ripetere gli errori del passato, oggi esistono una serie di norme che, però, nella realtà dei fatti, non trovano applicazione e questo tesoro risulta quindi minacciato da diverse problematiche tra le quali spicca l'abusivismo edilizio.
Quali sono i principali problemi legati all’abusivismo edilizio lungo le coste?
La costruzione illegale lungo le coste non solo deturpa il paesaggio e compromette l'integrità ecologica degli ecosistemi marini e costieri, ma rappresenta anche un rischio per la sicurezza pubblica e una violazione delle leggi. Difendere il mare e le coste significa quindi non solo proteggere la bellezza naturale, ma anche garantire che le risorse marine siano gestite in modo sostenibile per le generazioni future.
A leggere i dati - come quelli riportati da Legambiente nell’anteprima del report Mare Nostrum 2024 - l'abusivismo edilizio è una piaga che affligge da decenni le coste italiane. Case, ville, alberghi e altre strutture costruite senza permessi proliferano, spesso addirittura all’interno degli alvei dei fiumi o in aree a rischio idrogeologico. Queste costruzioni illegali deturpano il paesaggio ed aumentano le possibilità di danni ricollegabili a frane, alluvioni e ad altri disastri naturali. Inoltre, l'abusivismo edilizio sottrae spazi pubblici alla collettività, privatizzando illegalmente spiagge e tratti di costa che dovrebbero essere accessibili a tutti. In questo quadro ci si aspetterebbe un’azione che porti a una inversione di tendenza e invece i numeri sono allarmanti.
Consapevolezza quale arma contro il degrado e l’illegalità
Per contrastare questo fenomeno e, in generale, tutti i comportamenti nocivi per il mare e le coste, Legambiente ha lanciato diverse campagne, tra le quali alcune delle più note sono "Goletta Verde" e "Goletta dei Laghi". Queste iniziative mirano a monitorare la qualità delle acque marine e lacustri italiane, sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere soluzioni sostenibili in relazione alla necessità di equilibrio tra noi umani e l’ecosistema marino e acquatico in generale. Nell'ambito di queste campagne, Legambiente ha presentato i dati del dossier "Mare Monstrum" 2024, mettendo in luce il ciclo illegale del cemento.
Secondo il monitoraggio civico "Abbatti l'abuso" 2023 di Legambiente, l'abusivismo edilizio lungo le coste è sei volte più diffuso rispetto all'entroterra. Tra il 2004 e il 2022, la media delle ordinanze di demolizione nei Comuni costieri di Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia è stata di 64,1 per Comune contro una media di 10,7 per i Comuni dell'entroterra. Questi dati evidenziano l'urgenza di adottare misure efficaci per contrastare l'abusivismo edilizio.
La morsa del cemento illegale
Analizzando nel dettaglio quanto riportato dal dossier, emerge un quadro davvero preoccupante: lo scorso anno sono stati registrati 10.257 reati legati al mattone illegale, con un incremento dell'11,1% rispetto al 2022. Le persone denunciate sono state 11.647, con un aumento del 21,2%, e i sequestri penali sono stati 1.614, con un incremento del 17,3%. Questi numeri riflettono un fenomeno in crescita che continua a devastare il nostro territorio costiero.
Le regioni con più denunce per abusivismo edilizio sono al sud
Il Sud Italia è particolarmente colpito dall'abusivismo edilizio. La Campania ha registrato 1.531 reati (pari al 14,9% del totale nazionale) con 1.710 persone denunciate e 4.302 sanzioni. La Puglia segue con 1.442 reati (14,1% del totale nazionale), poi la Sicilia con 1.180 reati (11,5%) e la Calabria con 1.046 reati (10,2%). La tendenza è ben spiegata nel Report 2023 di Legambiente “Abbatti l’Abuso” nel quale si legge: “I numeri raccolti in questo Rapporto sono la conferma della dimensione drammatica dell’abusivismo edilizio, concentrato maggiormente nelle regioni del Sud e lungo le coste. Questo, nonostante si tratti di dati per difetto, perché non tutti i Comuni hanno fornito numeri relativi a tutto l’arco temporale richiesto (...). Per tipologia e dimensioni, dietro i risultati approfonditi nei capitoli precedenti, si celano reati di abusivismo che hanno un “peso” molto diverso da quello che abbiamo analizzato nelle passate edizioni di “Abbatti l’abuso”, redatto su scala nazionale. Per fare un esempio, le migliaia di abusi insanabili lungo la costa di Castelvetrano, a Ischia o sulla costa ionica calabrese, sono cosa ben diversa dalla veranda sul balcone di un abusivo a Udine”. Oltre ai numeri totali, quindi, ad incidere sono anche le tipologie di abusi, più invasive al sud.
Le richieste di Legambiente al Governo
Alla luce di questi dati, Legambiente ha chiesto al Governo di adottare misure urgenti per contrastare l'abusivismo edilizio. Tra le proposte formulate si registra il riconoscimento del pieno potere ai Prefetti per demolire gli immobili illegali e la cancellazione del "silenzio-assenso" nel Decreto "Salva casa". Secondo gli esperti dell’associazione ambientalista, questo provvedimento, se non modificato, potrebbe aprire la strada a nuovi abusi, poiché i Comuni rischiano di non essere tecnicamente in grado di esaminare tutte le pratiche di sanatoria entro il termine stabilito di 45 giorni.
Ognuno di noi, nel nostro piccolo può fare qualcosa
Difendere il mare e le coste italiane è una priorità imprescindibile: l'abusivismo edilizio rappresenta una minaccia seria non solo per l'ambiente, ma anche per la sicurezza delle persone e per la nostra economia. Ognuno di noi dovrebbe scegliere strutture ecosostenibili che siano realizzate nel rispetto dei luoghi che le ospitano perché l’adozione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile che valorizzi e protegga il nostro inestimabile patrimonio naturale e culturale parte anche dall’impegno di tutti noi.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.
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