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Gennaio 26, 2023Quando arriva l’autunno è già sulla bocca di tutti ed è un fenomeno che negli ultimi anni ha acquisito sempre più visibilità: il Black Friday o “venerdì nero" nasce negli Stati Uniti negli anni Ottanta e cade il venerdì successivo al Giorno del ringraziamento, celebrato il quarto giovedì di novembre.
La pubblicità comincia molte settimane prima: il web si riempie di sconti “imperdibili” accompagnati da claim accattivanti che mirano alla vendita di prodotti di cui, molto probabilmente, non abbiamo bisogno.
Si tratta di un giorno in cui e-commerce e negozi di ogni specie offrono i propri prodotti a prezzi “mai visti” e convincono i consumatori ad acquistarli a ritmo sfrenato.
Non è da poco tempo ormai che questa giornata si è trasformata in un'occasione di consumismo sregolato che favorisce le grandi multinazionali e che, allo stesso tempo, ha un grande impatto negativo sia sull'ambiente che sui lavoratori.
L’industria della moda è la principale protagonista: sono tantissimi infatti i brand che cominciano la corsa per accaparrarsi più acquirenti possibili – a discapito dei lavoratori che per resistere ai ritmi delle settimane del Black Friday, (perché nonostante il culmine sia in un giorno solo, il processo dura molti più giorni) vivono turni di lavoro folli.
Tanto è il lavoro e le condizioni di disagio che il 25 novembre, proprio il giorno del Black Friday di quest’anno, i dipendenti di tantissime aziende hanno scioperato per protesta, richiedendo migliori condizioni di lavoro, ritmi vivibili e un aumento dei salari.
Un po' di dati
Da un report di Fashion Revolution, emerge che il 29 per cento degli acquirenti del Regno Unito durante il Black Friday comprerà principalmente vestiti, rischiando di acquistare oggetti non essenziali e del tutto superflui.
Anche se lo studio in questione è incentrato sugli acquirenti britannici, basta guardarsi intorno per vedere che, il trend non riguarda solo loro; il report è da considerare uno specchio della situazione attuale, mondiale.
L’accezione odierna di “venerdì nero” non ha molte interpretazioni: è una giornata nera in tutti i sensi (per il pianeta soprattutto). Sono infatti 429 mila le tonnellate di CO2 emesse a causa del Black Friday; è stato stimato che questa cifra equivalga circa a 435 voli tra Londra e New York.
Il problema più grande di questa giornata di sconti folli riguarda infatti la logistica.
Gli acquisti avvengono quasi tutti online; ciò ha come conseguenza un impiego massivo di mezzi di trasporto, i quali, sono tra le principali cause di emissioni di anidride carbonica.
Lo scorso novembre il sito Money.co.uk ha fatto uscire il rapporto “Dirty Delivery 2021” nel quale è stata stimata la quantità di gas serra che è stata immessa in atmosfera a causa del giro di affari del Venerdì Nero del 2021: 386.243 tonnellate.
Sono purtroppo cifre in aumento; il crescente interesse dei consumatori per questo fenomeno e il prolungamento delle promozioni porta ad un aumento degli acquisti e di conseguenza un incremento di produzione in ogni settore: più richiesta, più produzione, più emissioni.
Per non parlare del ciclo di vita dei prodotti: se comprati online, oltre a tutto il processo di produzione, questi devono essere imballati, speditoi e consegnati il più velocemente possibile passando da magazzini e punti di ritiro, spesso percorrendo migliaia di chilometri a bordo di aerei e camion prima di arrivare a destinazione.
Quando i consumatori che fanno acquisti online contemporaneamente diventano milioni in un arco di tempo così ridotto, i costi ambientali si impennano raggiungendo livelli altissimi.
La Transport&Environment (T&E - Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente) ha pubblicato il 21 novembre una ricerca analizzando i dati storici forniti da Eurostat (l’Ufficio statistico dell’Unione Europea) relativi alle vendite in Europa per stimare l’effetto del Black Friday sui consumi e l’esito è evidente:
la previsione per il Venerdì Nero di quest’anno è stata in una sola settimana 1,2 milioni di tonnellate di CO2 dovute ai camion destinati a trasportare le merci tra i punti vendita.
“I risultati evidenziano in modo drammatico l’enorme impatto climatico del trasporto merci su strada, non solo durante il Black friday ma ogni settimana”, aggiunge T&E.
Inoltre lo studio riguarda solamente i trasporti tra i punti vendita escludendo le consegne domestiche, perciò le emissioni potrebbero essere superiori.
Le conseguenze per noi
Questo fenomeno ha generato lo scorso anno, soltanto in Italia, un fatturato di 1.8 miliardi di euro; numeri piccoli se comparati a quelli del Regno Unito o degli Stati Uniti, ma che oltre alle conseguenze già citate, vanno anche a incidere ulteriormente sulla catena dello smaltimento dei rifiuti – che nel nostro paese è già al collasso, contribuendo a rendere ancora più inquinata l’aria che respiriamo.
Secondo i dati dell'Agenzia Europa dell'Ambiente, infatti, l’Italia è il paese europeo con più morti premature all’anno dovute dalla cattiva qualità dell’aria: 84.400.
Il dato è abbastanza allarmante poiché un numero superiore ai 62mila della Germania e ai 30mila di Francia e Regno Unito; la causa principale è il traffico, il quale è responsabile di circa l'85% delle emissioni totali del Paese.
Questi dati non sono ovviamente tutti accreditabili al solo Black Friday, ma è necessario citarli adesso per sottolineare che ingolfare il paese di mezzi di trasporto in occasione di questa giornata, non è sano in alcun modo.
Inoltre, autunno e inverno sono le stagioni in cui si registrano i picchi più alti di inquinamento, motivo per cui questo è anche il periodo peggiore in cui questo evento può verificarsi.
Che fare, quindi?
Tutto ciò non è sostenibile ed è ormai chiaro a tutti, ma ci sono delle cose che possiamo fare per provare a invertire la rotta.
In questo caso le “4ERRE” dell’economia circolare ci aiutano fermarci, a ragionare e riflettere bene prima di cascare in qualche claim accattivante.
Ridurre, riparare, riusare e riciclare: questi sono i quattro verbi-mantra da ripetere quando sentiamo il bisogno impellente di comprarci qualcosa di cui in realtà non abbiamo davvero bisogno.
Prima di comprare qualcosa le domande da porsi sono: mi serve veramente oppure ho già qualcosa di simile? E se ne ho davvero bisogno, posso comprare questa cosa usata?
Da qui si parte per avere una maggiore consapevolezza negli acquisti, anche in quelli che ci sembrano più banali, ma che in realtà hanno un enorme potere.
Scegliere di comprare una cosa piuttosto che un’altra, fa realmente la differenza.
In questo senso si sono contrapposte molte alternative al Black Friday: a partire dal Circular Monday, per arrivare al Green Friday o al Buy Nothing Day; tutte si dichiarano in contrapposizione alla logica dell’acquisto compulsivo scegliendo al suo posto un approccio lento di sostenibilità.
Il Circula Monday, il lunedì che precede il Black Friday, cade nella Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti ed è un’iniziativa svedese che pone l’accento sui consumi utili e necessari, all’insegna del riciclo e del riutilizzo.
Il Giving Tuesday, il martedì dopo il Ringraziamento si dedica al dare; questo può avvenire in tanti modi, come dare soldi in beneficenza o donare cibo a chi ne ha bisogno.
Il Green Friday propone di porre l’attenzione allo shopping responsabile da negozi locali o articoli di seconda mano.
Il Buy Nothing Day è invece nello stesso giorno del Black Friday: alcuni negozi invece di offrire sconti e promozioni, chiudono. Nella società dei consumi, non acquistare nulla viene considerato un gesto rivoluzionario, tanto che sui social molti green influencer parlano addirittura del loro “No buy year” o “No buy month”, cioè un anno o un mese nel quale non viene acquistato nessun oggetto a meno che non sia veramente essenziale.