Gli incendi non si arrestano. I dati non lasciano scampo a interpretazioni. Secondo quanto diffuso da Coldiretti, solo nell’ultimo anno gli episodi sono triplicati rispetto alla media storica.
Primavere sempre più calde, siccità, temperature record in estate, anticiclone Caronte, sono solo alcuni degli ingredienti di un disastro annunciato. L’assenza di precipitazioni (dimezzate rispetto al 2021) e termometri record inaridiscono il terreno e seccano le piante, favorendo - in caso di fuoco - il propagarsi delle fiamme.
Se a causare gli incendi soprattutto le azioni dirette dell’uomo (nel 75% dei casi secondo il report WWF 2020), è importante ricordare come a incidere siano anche il surriscaldamento globale e la mancanza di gestione attiva di gran parte delle foreste.
Le concentrazioni di gas serra continuano inesorabilmente ad aumentare e le conseguenze erano, purtroppo, da anni preannunciate dagli scienziati anche in termini del moltiplicarsi e acutizzarsi dei fenomeni estremi. Un esempio è il fatto che il surriscaldamento globale incida direttamente sugli incendi perché le sempre più alte temperature, lo stravolgimento dei cicli delle piogge (con la siccità che ne consegue), l’assenza di umidità nel terreno, i venti che spirano sempre più forti, rendono più probabili nuovi roghi e ne facilitano il propagarsi. A ciò si assommano altre problematiche come quelle legate alla deforestazione, all'abbandono di aree agricole (come accade ad esempio negli appennini italici), cui spesso non segue una gestione attiva del territorio. Il tutto diviene purtroppo un mix incendiario. Lo stesso IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) ha messo in guardia rispetto al fatto di come da tutto ciò discendano eventi estremi legati al caldo sempre più frequenti e lunghi, con la stagione degli incendi che continua ad espandersi.
I dati in tal senso sono preoccupanti. Secondo le proiezioni ONU, a causa dei cambiamenti climatici, gli incendi registreranno un aumento medio del 14% entro il 2030 e addirittura del 50% per fine secolo.
In tutto ciò bisogna sottolineare come il Mar Mediterraneo sia un hot spot del cambiamento climatico, ovvero si sta scaldando più in fretta di altre aree.
Lavorare per prevenire gli incendi e intervenire prontamente quando questi scoppino diviene quindi una priorità. Non si tratta solo del disturbo dato dal fumo di sterpaglie o del surplus di lavoro per i vigili del fuoco, quella in corso è una vera e propria emergenza nazionale per il territorio, le coltivazioni (potendo anche incidere sulle disponibilità alimentari e sul carrello della spesa),gli allevamenti e anche un pericolo diretto per le persone.
Si può fare qualcosa? Assolutamente sì e non parliamo solo dell’importanza - fondamentale - di ridurre i cambiamenti climatici. Ci sono diverse azioni che potremmo definire di “ordinaria amministrazione” che possono essere portate avanti per contrastare la nascita di incendi da parte di enti pubblici, privati proprietari di aree verdi ma anche buone pratiche che ogni persona dovrebbe tenere. Il primo fronte di intervento deve essere infatti quello della prevenzione, per non mandare in fumo ettari ed ettari di verde, subendo anche danni sociali, ambientali ed economici incalcolabili.
Sebbene la prevenzione costi in media otto volte meno che spegnere un incendio, ad oggi ciò che viene messo in campo risulta insufficiente - come i numeri degli eventi registrati in questo 2022 già evidenziano. Eppure degli esempi in tal senso proprio in Italia.
Un esempio virtuoso è dato dalle aree certificate e soggette a gestione attiva nelle quali si è dimostrato il minor impatto dei roghi.
Combattere lo stress idrico, prevedere una programmazione nel taglio degli alberi (che facilita la crescita degli alberi più giovani e riduce quelli malati e secchi, molto più a rischio d’incendio) e la pulizia del sottobosco nelle aree a maggior rischio sono un esempio di ciò che dovrebbe rientrare nell’ordinaria amministrazione di una gestione attiva efficace, mezzo per limitare le emergenze ambientali, come specifica PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes).
Vanno poi tenuti sotto controllo, raccolti e smaltiti adeguatamente anche i rifiuti (purtroppo spesso) abbandonati in prossimità delle aree boschive urbane e periurbane, molto pericolosi per la salute nel caso di incendio.
Fondamentale è inoltre la creazione di punti d’acqua da poter utilizzare in caso di necessità e la presenza di una viabilità forestale che permetta ai vigili del fuoco interventi rapidi e con attrezzatura adeguata a domare un incendio.
È poi importante lavorare tutto l’anno per fare formazione ed educazione alla cittadinanza perché sappia quali azioni compiere e soprattutto quali evitare.
Il lavoro di contrasto e tutela non riguarda solo le pubbliche amministrazioni e i proprietari delle aree verdi. Purtroppo infatti - come abbiamo detto in premessa - gran parte dei roghi sono di natura colposa (se non dolosa!).
Ecco alcune buone pratiche da seguire quando vi trovate in boschi e parchi.
Articolo a cura di Letizia Palmisano.