
Fibre rinnovabili, non rinnovabili e riciclate. Quali indossi ora?
Novembre 18, 2022
7 libri da leggere (e da regalare) per parlare di ambiente (e non solo)
Dicembre 8, 2022La crisi climatica è tangibile e la viviamo tutti i giorni. Mentre si cercano soluzioni concrete i paesi sembrano continuare ad oscillare tra mitigazione e adattamento. Le soluzioni ci sono, ma non sembrano essere tutte così immediate e attuabili.
Ma quali sono le azioni concrete che si possono fare sul piano energetico per cercare di cambiare rotta verso la Transizione Ecologica?
La risposta non è ovviamente una sola, ma una cosa è sicura: è urgente sostituire al più presto i combustibili fossili con energia rinnovabile.
Così tante aziende e imprese provano ad avvicinarsi alla sostenibilità entrando nella corsa agli investimenti sulle rinnovabili, ma è davvero così semplice?
Durante la Fiera per la transizione ecologica “Ecomondo” Il Sole 24Ore ha intervistato Claudio Orsi, Amministratore unico di IGW in merito al tema, con riferimento specifico a biogas e biometano:
“Ci sono tanti imprenditori disponibili a investire nel settore del biogas e del biometano, ma si presentano 2 grandissime difficoltà al momento:
- Le procedure autorizzative si protraggono per tempi lunghissimi e non c’è nessuna certezza – quindi in tantissimi che vogliono investire nel settore vengono demotivati.
- Non riusciamo a fare dei business plan fatti e finiti a causa della mancanza delle procedure operative del nuovo decreto bio-metano – è stato comunicato che entro fine mese il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) dovrebbe pubblicare le procedure operative; questo già ci consentirebbe di fare dei business plan precisi, in modo tale che gli investitori possano decidere se andare avanti o meno.”
È da poco infatti entrato in vigore il Decreto Biometano 2022, il quale riserva 1,7 miliardi di euro di investimenti del PNRR a questo settore.
Due i punti chiave: da un lato si vuole attuare la riconversione e l’efficientamento degli impianti elettrici a biogas agricolo già esistenti in Italia, cercando di riconvertire a biometano la produzione, totale o parziale. Dall’altro fornire incentivi per la costruzione di nuove centrali che producano biometano alimentate da matrici agricole o rifiuti organici.
Un contributo in conto capitale del 40% verrà riconosciuto per le spese sostenute, con limiti di spesa differenti in base alla tipologia di investimento sostenuto.
Ci dobbiamo però chiedere quali siano le prospettive del biometano sul mercato italiano; il nuovo studio della società di consulenza BIP, intitolato “Biomethane, the green molecule to enable energy transition” prova a rispondere a questa domanda.
Il documento afferma che l’Italia abbia grandi potenzialità: si potrebbero di fatto realizzare oltre 1000 impianti entro il 2026, tra conversioni di impianti esistenti e creazione di nuovi, anche se integrare il biometano nella rete gas esistente non è così semplice. È richiesta infatti una pianificazione precisa di progetti e infrastrutture, oltre a nuovi investimenti, considerato che sarà necessario realizzare nuovi punti di immissione del biometano e le relative reti di trasporto/distribuzione.
Viene poi fatto presente che le tempistiche non sarebbero brevi: si tratterebbe di far passare fino a due anni per completare tutte le pratiche necessarie (autorizzazione ambientale, permessi per la connessione alla rete, approvazione delle varie autorità competenti).
La priorità al momento rimane accelerare l’adozione dei criteri attuativi del decreto e l’apertura delle prime aste (previste entro la fine del 2022), il che permetterebbe alle aziende agricole del settore di avviare gli investimenti il più velocemente possibile.
Nel frattempo in Europa si tenta di snellire la burocrazia che rallenta la transizione affinché le rinnovabili diventino centrali e consolidate. Il 14 novembre, infatti, è stata approvata dalla Commissione Europea una proposta per rendere di interesse pubblico e prioritario tutti i progetti che riguardano le energie rinnovabili, i quali ora non avranno più bisogno di essere valutati per il loro impatto ambientale.
Tuttavia, queste nuove regole sono solo temporanee poiché verranno applicate solo fino al “prossimo inverno”.
Che questi siano veramente passi avanti verso una vera transizione energetica?