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Overshoot day 2022: l’Umanità consuma come se avesse a disposizione 1,75 Terre

Published by Staff IGW on Giugno 28, 2022

Neanche la pandemia e la crisi economica mondiale riescono ad incidere sensibilmente sul consumo di risorse da parte dell’umanità. Continua, infatti, il trend negativo legato all’Earth Overshoot day, il giorno in cui la nostra specie esaurisce le risorse annuali messe a disposizione da Madre Natura ed inizia ad indebitarsi con il futuro erodendo parte del capitale naturale: in buona sostanza, manda in rosso i conti con la Terra.

 

Di quante terre avrebbe bisogno l’Umanità

La cattiva notizia è che l’umanità, nel suo complesso, continua a vivere come se avesse a disposizione 1,75 Terre. Non andiamo, però, tutti alla stessa velocità: secondo i dati della ong Global Footprint Network che ogni anno monitora i consumi e la biocapacità del Pianeta di rigenerare le proprie risorse, se vivessimo tutti come gli statunitensi non basterebbero cinque Terre e ne servirebbero 4,5 per soddisfare i consumi degli australiani. Noi italiani non siamo più virtuosi: se tutta la nostra specie ci emulasse, dovremmo avere 2,7 Pianeti e l’Earth Overshoot day cadrebbe il 15 maggio. Gli italiani dovrebbero inoltre essere ancora più parsimoniosi degli altri considerando che il Belpaese è povero di materie prime tant’è che, se dovessimo fare affidamento solo sulle risorse interne, servirebbe un’estensione territoriale il 530% superiore rispetto alla superficie attuale. Ciò vuol dire che importiamo gran parte delle risorse delle quali abbiamo bisogno e questo spiega l’importanza fondamentale di incrementare processi virtuosi di efficientamento del consumo delle risorse e del recupero delle materie prime seconde. Evidentemente siamo lontani da un punto di equilibrio per quanto, almeno astrattamente, conosciamo sia la malattia che la cura.

 

Perché l’Overshoot day viene annunciato il 5 giugno

L’Overshoot day 2022 sarà il 28 luglio. Come ogni anno, l’annuncio avviene il 5 giugno ovverosia in occasione della giornata mondiale dell’ambiente che ha appena compiuto 50 anni. La ricorrenza venne istituita durante la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, indetta dall’Onu, che si tenne a Stoccolma nel 1972. Proprio in quegli anni l’umanità iniziò a far pendere la bilancia dei consumi e delle risorse verso una situazione di squilibrio. Secondo i dati il primo anno in cui iniziò il deficit fu il 1971. Durante la Conferenza di Stoccolma venne redatta la Dichiarazione delle nazioni unite sull’ambiente umano all’interno della quale si può leggere che “la capacità della Terra di produrre risorse rinnovabili essenziali deve essere mantenuta, e, sempre che sia possibile, ristabilita e migliorata (…) Le risorse non rinnovabili della Terra devono essere utilizzate in modo tale da non rischiare il loro esaurimento ed in modo tale che i vantaggi derivanti dalla loro utilizzazione siano condivisi da tutta l’umanità”.

Purtroppo, a distanza di cinquant’anni, possiamo rilevare che quella consapevolezza non abbia portato all’adozione di contromisure idonee. Un parziale arretramento si è avuto solo nel 2020 a seguito delle misure restrittive adottate per contrastare la pandemia.

 

 Invertire il trend dell’Overshoot si può

Dobbiamo ritenere che il progressivo aumento dell’erosione del capitale naturale sia un processo inarrestabile? No, non è detto: tutto dipende da noi. Come rilevano gli esperti del Global Footprint Network, esistono diverse soluzioni riconosciute come efficaci ed economicamente vantaggiose per invertire l’overshoot ecologico e sostenere la rigenerazione biologica del Capitale Naturale. Si sottolinea, infatti, che “le opportunità provengono da tutti i settori dell’economia: tecnologie o servizi disponibili in commercio, strategie di sviluppo dei governi locali, politiche pubbliche nazionali o buone pratiche sostenute da iniziative della società civile e dal mondo accademico”.

A supporto di tutto ciò la ong ha lanciato lo scorso 5 giugno la piattaforma “Power of Possibility” che raccoglie numerosi esempi classificati secondo cinque principali pilastri di intervento: biosfera sana, energia, cibo, città e popolazione.

Ad esempio, il passaggio alle reti intelligenti (smart grid) e ad una maggiore efficienza dei nostri sistemi elettrici comporterebbe uno spostamento della data (#MoveTheDate) di 21 giorni e quindi, mantenendo invariate le altre condizioni, si passerebbe dal 28 luglio al 18 agosto. Un altro punto fondamentale che viene sottolineato è quello legato all’enorme problema degli sprechi alimentari che, qualora venissero dimezzati, farebbero guadagnare altri 13 giorni.

Cosa incide più di tutto in termini di global Footprint? Secondo il network attualmente le emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili contribuiscono al 60% dell’Impronta Ecologica dell’umanità.

Invertire il trend si può, ma non possiamo immaginare che ciò accada per magia...

 

Articolo a cura di Letizia Palmisano.

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