
L’arte della riparazione
Novembre 25, 2024
Il 2024 è l’anno più caldo mai registrato dal 1850 (e il più fresco del prossimo secolo?)
Gennaio 22, 2025Il 26 agosto 2024, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo Decreto interministeriale (Istituzione del sistema nazionale di certificazione della sostenibilità dei biocombustibili, della certificazione dei carburanti rinnovabili di origine non biologica e di quella dei carburanti da carbonio riciclato), datato 7 agosto 2024, che introduce un sistema nazionale di certificazione della sostenibilità per i biocombustibili, includendo per la prima volta anche i carburanti rinnovabili di origine non biologica e i carburanti da carbonio riciclato. Questo provvedimento rappresenta un'evoluzione significativa rispetto al precedente decreto del 2019, estendendo sensibilmente l'ambito di applicazione delle normative sulla sostenibilità dei carburanti.
Queste dinamiche introducono nuove complessità e rischi per gli investimenti, con alcune discrepanze tra la norma tecnica per il biometano e il DM 2024 che hanno richiesto ulteriori chiarimenti dal ministero, i quali sono stati forniti solo parzialmente. Abbiamo provato a raccogliere alcune delle domande più frequenti ricevute e diamo risposte in base alla nostra interpretazione del quadro normativo che in parte può ritenersi ancora parzialmente in evoluzione, essendo attese alcune risposte a domande inviate al ministero.
Invitiamo chi avesse ulteriori domande o chi volesse dare il proprio contributo interpretativo sui punti del DM 2024 a scriverci a info@igwsrl.eu.
Per questo il Q&A presente può ritenersi un work in progress.
Una riforma che segue le direttive europee
Il decreto non nasce da un’iniziativa italiana ma si inserisce in un contesto di ampio rinnovamento normativo volto a supportare la transizione agroecologica, in linea con le recenti direttive dell'Unione Europea e gli obiettivi comunitari al 2030 e 2050. Questo strumento normativo è fondamentale non solo per garantire la sostenibilità ambientale nella produzione di biocarburanti ma anche per accedere a nuove misure di supporto per lo sviluppo del biogas e del biometano, come stabilito dai più recenti provvedimenti governativi italiani.
Novità e Semplificazioni per il Settore
Tra le novità introdotte, il decreto aggiorna le regole per la certificazione della sostenibilità del biometano, seguendo le indicazioni del decreto legislativo 199/2021, e stabilisce un percorso per la certificazione degli impianti esistenti che producono energia elettrica da biogas nonché per le aziende agricole che intendono produrre biogas e biometano, garantendo l'accesso ai meccanismi di supporto governativi.
Nonostante l'importanza del decreto e alcune semplificazioni, sono state sollevate preoccupazioni riguardo alla complessità e ai costi dei processi di certificazione
Q&R: domande e risposte utili
Il recente Decreto Ministeriale (DM) ha introdotto importanti novità nel campo dei biocombustibili, bioliquidi e biocarburanti, estendendo la certificazione a nuove categorie e definendo nuove regole di sostenibilità. Abbiamo ricevuto tantissime domande e abbiamo cercato di accorpare le più comuni in attesa che arrivino ulteriori chiarimenti dai ministeri e dagli stakeholder di settore.
Il DM stabilisce un sistema nazionale per la certificazione della sostenibilità dei biocombustibili, inclusi i carburanti rinnovabili non biologici e quelli da carbonio riciclato. Questa mossa non è una sorpresa né un'iniziativa unilaterale dell’Italia, ma un aggiornamento atteso del decreto del 2019 in adempimento delle regolamentazioni europee. Tuttavia, rispetto alle bozze iniziali, il decreto definitivo ha presentato alcune novità e punti che necessitano chiarimenti, specialmente riguardo l'inclusione delle biomasse legnose, che ora coprono sia quelle da gestione forestale che altri materiali legnosi.
Quali sono le finalità del Decreto 2024 ex 2019?L'obiettivo è promuovere l'uso di bioprodotti prodotti all'interno dell'UE e ridurre la dipendenza da importazioni, in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale. In tale quadro, la normativa mira a evitare lo sfruttamento di terreni ad elevato contenuto di carbonio, registrare la tracciabilità, la rintracciabilità delle biomasse, garantire un sistema di equilibrio.
Un operatore economico include chiunque sia coinvolto nella produzione, trasformazione, commercializzazione con e senza possesso di biomasse e biocarburanti che necessitano certificazione. Recentemente, il concetto è stato ampliato per includere anche chi gestisce rifiuti legnosi e materiali legnosi, suggerendo un'interpretazione più estesa del termine ma sono stati esclusi altri soggetti che la normativa precedente inquadrava come operatori economici.
Con l'introduzione delle nuove regolamentazioni, gli impianti di biogas agricolo che superano i 2 kW termici sono ora obbligati a certificare la loro sostenibilità. Fino al recepimento della normativa RED III (ancora non avvenuto), non si deve procedere con il calcolo del risparmio emissivo, ma si deve implementare un sistema di certificazione della tracciabilità delle biomasse. Fino a maggio 2025 gli impianti possono avvalersi dell'autocertificazione per dimostrare la sostenibilità delle loro operazioni fino a Questa autocertificazione, valida ai sensi del d.P.R. 445/2001, deve attestare che le materie prime utilizzate rispettano i requisiti specificati negli articoli 7-11 del DLgs 199/2021, in particolare evitando l'uso di terreni ad alto contenuto di carbonio come foreste e torbiere, e utilizzando colture o residui da terreni già destinati all'agricoltura nel 2008.
Dopo nove mesi dall'emanazione del DM 2024, la conformità alla sostenibilità dovrà essere dimostrata tramite l'adesione a un sistema nazionale o a un sistema volontario di certificazione come previsto dall'articolo 43, comma 1, del DLgs 199/2021.
Quanto è il risparmio di emissioni di gas a effetto serra richiesto per poter accedere agli incentiviSe l’impianto produce, mediante l'uso della biomassa, biometano destinato al settore dei trasporti è richiesta una riduzione di almeno il 65% delle emissioni di gas a effetto serra;
Se invece l’impianto produce biometano destinato ad altri usi è richiesta una riduzione di almeno l'80% delle emissioni di gas a effetto serra.
Come il decreto influisce sugli impianti di biometano e la loro operatività?Gli impianti di biometano devono ora affrontare regolamenti più stringenti. Se un impianto produce energia elettrica e calore utilizzando biocombustibile autoprodotto, può beneficiare di incentivi per la riduzione delle emissioni di CO2. Tuttavia, se l'energia prodotta viene immessa in rete anziché utilizzata per autoconsumo, potrebbe non essere economicamente conveniente senza incentivi adeguati.
Quali sono i cambiamenti principali introdotti dal Decreto 2024 riguardanti la certificazione di sostenibilità per il biometano e altri biocombustibili?Il Decreto 2024 stabilisce che per ottenere gli incentivi pubblici, il biometano deve garantire un risparmio di emissioni del 65% rispetto al metano fossile. Se questo requisito non è soddisfatto, il biometano può ancora essere prodotto e immesso in rete, ma senza beneficiare degli incentivi. Il decreto conferma l'intero processo di certificazione preesistente, inclusa la tracciabilità del biocombustibile dalla materia prima, simile alle filiere agroalimentari.
La normativa in che modo coinvolge le biomasse forestali e legnose?Sono state integrate e normate le biomasse forestali e legnose, con la conferma delle regole per gli enti di certificazione e la necessità di produrre una serie di documenti minimi obbligatori.
Nella filiera delle biomasse forestali e legnose chi è il primo operatore economico che si deve certificare?Nella filiera delle biomasse forestali è stato definito che il primo operatore economico è chi fa la raccolta e si deve certificare, non invece i tagliatori. Ricordiamo che in ogni caso fanno eccezioni le biomasse derivanti da eventi naturali imprevedibili, come VAIA.
È richiesta la certificazione di sostenibilità del terreno?La normativa è volta a evitare lo sfruttamento di terreni ad elevato contenuto di carbonio. Per questo motivo per le biomasse forestali è comunque necessario certificare la sostenibilità del terreno prima del 2008. Quindi la biomassa di eventuali terreni modificati e quindi non certificati può essere usata ma non si possono godere di incentivi se è stata trasformata un’area che era di potenziale di stock di carbonio perché si è andata a liberare un’area di stock di carbonio invece di preservarla. Tutto questo deriva dalla legge 66/2005.
Certificazioni di gruppo. Cosa sono?La certificazione di gruppo era già normata ai sensi del DM 2019. Nel nuovo DM i produttori di biomasse possono aderire ad un solo gruppo per ogni prodotto; questo comporta uno svantaggio soprattutto per i produttori di importanti quantità di biomasse destinate al mercato dei biocombustibili che si vedono quindi costretti a certificarsi o come singolo produttore oppure come consorzio (con agevolazioni per i piccoli produttori) se vogliono continuare a conferire i materiali a più impianti produttivi.
Vengono inseriti nuovi gruppi (a fronte di nuovi operatori economici) e consente a piccoli produttori di consorziarsi per ottenere una certificazione unica.
Quali sono state le principali modifiche introdotte dal decreto 2024 riguardo l'importazione degli UCO (Used Cooking Oil) e altri bioliquidi?Prima del decreto, l'importazione degli UCO e di altri bioliquidi da paesi extra UE era relativamente più semplice. Tuttavia, con le nuove normative, l'importazione di questi materiali è diventata più complessa, richiedendo tra l'altro dichiarazioni notarili e una rigorosa tracciabilità. Ogni passaggio del processo deve essere documentato con dichiarazioni delle emissioni per garantire il rispetto del limite del 65% (biocarburanti) di riduzione delle emissioni di CO2.
Quali sono le implicazioni etiche considerate nel decreto per la produzione di biocombustibili come il biodiesel?Il decreto prende in considerazione le implicazioni etiche della produzione di biocombustibili, specialmente quelli derivati da colture alimentari come il mais, cercando di non sottrarre risorse al settore alimentare. Viene promossa la coltivazione di secondo raccolto, che minimizza l'uso di terreni destinati all'alimentazione e massimizza l'uso sostenibile delle risorse.
Quali sono le prospettive per i biocombustibili e il biometano con il nuovo decreto?Il decreto spinge per un uso più esteso e regolamentato dei biocombustibili e del biometano, con incentivi specifici per promuovere pratiche sostenibili e ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, molte installazioni esistenti devono affrontare un periodo di transizione e incertezza, con la necessità di adeguarsi alle nuove normative e ottenere nuove certificazioni.
Categorie escluse dalla definizione di operatore economico
Elenchiamo qui alcune esclusioni rilevanti
- Effluenti zootecnici: Gli allevamenti non sono più considerati operatori economici, semplificando la documentazione richiesta.
- Operatori UCO e oli esausti da cucina: quando conferiscono gli oli, tramite raccoglitori certificati: al consorzio di cui all’art. 233 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 o ad un’organizzazione autonoma costituita ai sensi dell’art. 233, comma 9, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152
- Coloro che cedono olio esausto (ad es. ristoranti): non necessitano di certificazione.
- Biomasse forestali: Il primo operatore economico è chi raccoglie il materiale, escludendo quindi ad esempio i tagliatori di pioppo. (sono comunque esclusi i soggetti coinvolti nella raccolta a seguito di eventi naturali imprevedibili. Eventi come VAIA escludono quindi la necessità di certificazione)
- Discariche: Non sono più considerate operatori economici; il primo operatore economico è chi effettua la captazione e il trasporto
Il Decreto Sostenibilità 2024, specificatamente all'articolo 42, commi 1 e 2, del DLgs 199/2021, esclude dall'applicazione dei criteri di sostenibilità, riduzione delle emissioni di gas serra e efficienza energetica, gli impianti di produzione di energia elettrica, riscaldamento, raffrescamento o carburanti che utilizzano biogas e hanno una potenza termica nominale totale inferiore a 2 MW. In termini pratici, questo si traduce in un'esclusione per gli impianti di biogas la cui "Potenza introdotta", come indicato sulla scheda tecnica del cogeneratore, è inferiore a circa 800 kWe. Questa misura è stata adottata per semplificare la regolamentazione per gli impianti di dimensioni più contenute, consentendo loro di operare senza la necessità di sottostare agli obblighi di certificazione energetica e ambientale previsti per le strutture più grandi.
Con l'introduzione delle nuove regolamentazioni, gli impianti di biogas agricolo che superano i 2 kW termici sono ora obbligati a certificare la loro sostenibilità. Fino al recepimento della normativa RED III (ancora non avvenuto), non si deve procedere con il calcolo del risparmio emissivo, ma si deve implementare un sistema di certificazione della tracciabilità delle biomasse. Fino a maggio 2025 gli impianti possono avvalersi dell'autocertificazione per dimostrare la sostenibilità delle loro operazioni fino a Questa autocertificazione, valida ai sensi del d.P.R. 445/2001, deve attestare che le materie prime utilizzate rispettano i requisiti specificati negli articoli 7-11 del DLgs 199/2021, in particolare evitando l'uso di terreni ad alto contenuto di carbonio come foreste e torbiere, e utilizzando colture o residui da terreni già destinati all'agricoltura nel 2008.
Dopo nove mesi dall'emanazione del DM 2024, la conformità alla sostenibilità dovrà essere dimostrata tramite l'adesione a un sistema nazionale o a un sistema volontario di certificazione come previsto dall'articolo 43, comma 1, del DLgs 199/2021.
Quanto è il risparmio di emissioni di gas a effetto serra richiesto per poter accedere agli incentiviSe l’impianto produce, mediante l'uso della biomassa, biometano destinato al settore dei trasporti è richiesta una riduzione di almeno il 65% delle emissioni di gas a effetto serra;
Se invece l’impianto produce biometano destinato ad altri usi è richiesta una riduzione di almeno l'80% delle emissioni di gas a effetto serra.
Come il decreto influisce sugli impianti di biometano e la loro operatività?Gli impianti di biometano devono ora affrontare regolamenti più stringenti. Se un impianto produce energia elettrica e calore utilizzando biocombustibile autoprodotto, può beneficiare di incentivi per la riduzione delle emissioni di CO2. Tuttavia, se l'energia prodotta viene immessa in rete anziché utilizzata per autoconsumo, potrebbe non essere economicamente conveniente senza incentivi adeguati.
Quali sono i cambiamenti principali introdotti dal Decreto 2024 riguardanti la certificazione di sostenibilità per il biometano e altri biocombustibili?Il Decreto 2024 stabilisce che per ottenere gli incentivi pubblici, il biometano deve garantire un risparmio di emissioni del 65% rispetto al metano fossile. Se questo requisito non è soddisfatto, il biometano può ancora essere prodotto e immesso in rete, ma senza beneficiare degli incentivi. Il decreto conferma l'intero processo di certificazione preesistente, inclusa la tracciabilità del biocombustibile dalla materia prima, simile alle filiere agroalimentari.
La normativa in che modo coinvolge le biomasse forestali e legnose?Sono state integrate e normate le biomasse forestali e legnose, con la conferma delle regole per gli enti di certificazione e la necessità di produrre una serie di documenti minimi obbligatori.
Nella filiera delle biomasse forestali e legnose chi è il primo operatore economico che si deve certificare?Nella filiera delle biomasse forestali è stato definito che il primo operatore economico è chi fa la raccolta e si deve certificare, non invece i tagliatori. Ricordiamo che in ogni caso fanno eccezioni le biomasse derivanti da eventi naturali imprevedibili, come VAIA.
È richiesta la certificazione di sostenibilità del terreno?La normativa è volta a evitare lo sfruttamento di terreni ad elevato contenuto di carbonio. Per questo motivo per le biomasse forestali è comunque necessario certificare la sostenibilità del terreno prima del 2008. Quindi la biomassa di eventuali terreni modificati e quindi non certificati può essere usata ma non si possono godere di incentivi se è stata trasformata un’area che era di potenziale di stock di carbonio perché si è andata a liberare un’area di stock di carbonio invece di preservarla. Tutto questo deriva dalla legge 66/2005.
Certificazioni di gruppo. Cosa sono?La certificazione di gruppo era già normata ai sensi del DM 2019. Nel nuovo DM i produttori di biomasse possono aderire ad un solo gruppo per ogni prodotto; questo comporta uno svantaggio soprattutto per i produttori di importanti quantità di biomasse destinate al mercato dei biocombustibili che si vedono quindi costretti a certificarsi o come singolo produttore oppure come consorzio (con agevolazioni per i piccoli produttori) se vogliono continuare a conferire i materiali a più impianti produttivi.
Vengono inseriti nuovi gruppi (a fronte di nuovi operatori economici) e consente a piccoli produttori di consorziarsi per ottenere una certificazione unica.
Quali sono state le principali modifiche introdotte dal decreto 2024 riguardo l'importazione degli UCO (Used Cooking Oil) e altri bioliquidi?Prima del decreto, l'importazione degli UCO e di altri bioliquidi da paesi extra UE era relativamente più semplice. Tuttavia, con le nuove normative, l'importazione di questi materiali è diventata più complessa, richiedendo tra l'altro dichiarazioni notarili e una rigorosa tracciabilità. Ogni passaggio del processo deve essere documentato con dichiarazioni delle emissioni per garantire il rispetto del limite del 65% (biocarburanti) di riduzione delle emissioni di CO2.
Quali sono le implicazioni etiche considerate nel decreto per la produzione di biocombustibili come il biodiesel?Il decreto prende in considerazione le implicazioni etiche della produzione di biocombustibili, specialmente quelli derivati da colture alimentari come il mais, cercando di non sottrarre risorse al settore alimentare. Viene promossa la coltivazione di secondo raccolto, che minimizza l'uso di terreni destinati all'alimentazione e massimizza l'uso sostenibile delle risorse.
Quali sono le prospettive per i biocombustibili e il biometano con il nuovo decreto?Il decreto spinge per un uso più esteso e regolamentato dei biocombustibili e del biometano, con incentivi specifici per promuovere pratiche sostenibili e ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, molte installazioni esistenti devono affrontare un periodo di transizione e incertezza, con la necessità di adeguarsi alle nuove normative e ottenere nuove certificazioni.